
Il cielo del Malawi, quando cala la notte, non ha confini. È un ordito immenso, con una trama di stelle così fitte da dar vita ad un tappeto luminoso. Noi sette – io e sei ragazzi e ragazze di Perugia– siamo seduti fuori da Casa Perugia, all’interno del Thomdwe Pastoral Centre. Davanti a noi, solo il respiro della notte africana, con i suoi suoni discreti, le voci e i tamburi lontani nei villaggi e l’aria che profuma di terra e di vita. In questo silenzio, ci lasciamo attraversare dai pensieri. Non siamo spettatori, ma parte di una storia che ha radici lontane. Dal 1977, infatti, Perugia ha scelto di intrecciare il proprio cammino con quello di questa terra, e i frutti sono sotto gli occhi di tutti.
Il racconto di queste giornate ci porta inevitabilmente a parlare del Pirimiti Rural Hospital, una struttura che oggi rappresenta un punto di riferimento essenziale per migliaia di persone. Oltre cento posti letto, due sale operatorie, la farmacia, i reparti di radiologia e maternità: in quelle stanze semplici, la cura è quotidiana e concreta. Non un progetto astratto, ma un presidio reale, in cui ogni giorno si lavora per la vita, tanto che vengono alla luce ogni mese circa duecento bambini.
Ma non c’è solo l’ospedale. Accanto a esso sono cresciuti altri progetti, come il centro di formazione professionale, il Thondwe Village Polytechnic dove si imparano mestieri come sartoria, falegnameria, muratura o agricoltura. Per non parlare delle sei scuole per l’infanzia, fondate tra il 2003 e il 2020. Sono luoghi di crescita e di gioia, dove centinaia di bambini ricevono non solo due pasti al giorno, ma anche la possibilità di sognare e immaginare un futuro diverso. La loro energia contagiosa riempie i cortili di canti e colori, e noi, anche solo per un attimo, ci sentiamo parte di quella danza.
Seduti fuori da Casa Perugia, sotto il cielo stellato, ognuno di noi racconta cosa lo ha colpito di più. C’è chi ricorda lo sguardo stupito di chi ci vede passare, chi le mani esperte di un artigiano nei mercati rurali. Altri evocano il sorriso dei bambini che salutano con entusiasmo, o la forza silenziosa delle donne che tengono insieme famiglie e comunità. I pensieri si intrecciano e ci rendiamo conto che la solidarietà, qui, non ha il volto dell’assistenzialismo. È un camminare fianco a fianco, uno scambio continuo che unisce Perugia e il Malawi. Non donazioni calate dall’alto, ma relazioni che generano fiducia, competenze che diventano semi, progetti che mettono radici.
Il legame tra Perugia e il Malawi è fatto di gesti concreti, di fiducia reciproca. Non è assistenzialismo, ma condivisione. E questo ci emoziona: vedere come le idee nate a migliaia di chilometri di distanza siano diventate parte della vita quotidiana dei malawiani, custodite e fatte crescere da loro stessi.
La notte scorre lenta. Le stelle vegliano sopra di noi e ci fanno sentire piccoli, ma anche parte di qualcosa di immenso. I ragazzi lo percepiscono chiaramente: non si tratta di un viaggio da raccontare come spettatori, ma di un incontro che cambia prospettiva, che lascia dentro un segno duraturo. Quando infine le voci si spengono e resta solo il canto degli insetti, sappiamo che quel legame non si consumerà al nostro ritorno. Torneremo a Perugia con immagini e volti impressi nel cuore, e con una certezza: ogni gesto, anche il più semplice, può costruire futuro. È questo il dono che il cielo del Malawi ci affida, luminoso e silenzioso, mentre restiamo lì, seduti davanti a Casa Perugia: la bellezza non si contempla soltanto, si costruisce insieme.
Don Francesco Verzini
(Fonte: La Voce)
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